Ciccio Grabbi allenerà i Pulcini bianconeri
Lui, Corrado Grabbi, il primo e più convinto oppositore di Luciano Moggi ai tempi in cui in Italia non c'era un calciatore capace di alzare lo sguardo di fronte al "direttore", è tornato alla Juventus. Allena i pulcini, un bel segnale. Un giocatore forte e sfortunato (otto, almeno, gli infortuni ai piedi) chiude una carriera ingenerosa rispetto al talento e sceglie di tornare tra i bambini per insegnar loro la tecnica di base e come un sogno di gloria si sostenga con i comportamenti.
Il ritorno di Grabbi alla Juventus, la sua prima casa, dice dell'aria che si respira, aria fresca, in una Juventus mai davvero demoggizzata. A Grabbi è bastato andare a parlare con Ciro Ferrara e il posto di allenatore è saltato fuori. Moggi ha tanti amici in corso Galileo Ferraris, ma se davvero contasse ancora nella palazzina a tre piani Corrado Grabbi neppure sarebbe entrato.
Ecco, Corrado Grabbi, 34 anni, ragazzino che nei Novanta sfondava in ogni nazionale giovanile si schierasse. Uno scudetto vinto con la Juventus nel '94'-95 (giocando due gare e segnando un gol), 54 reti in due stagioni al Modena, acquistato dal Blackburn per venti miliardi di vecchie lire e un paio tra salvezze e promozioni da appuntarsi al petto (Messina e Genoa). Il ragazzo ha deciso l'altro ieri in Svizzera, centravanti al Bellinzona, che avrebbe smesso con il calcio: troppi dolori per quei piedi diventati d'argilla. E, come passo successivo, ora prova a mettere la sua tecnica e un po' di sofferenza al servizio degli adolescenti.
È diventato uno dei tre allenatori della leva calcistica 2000, Grabbi. Bimbi di nove anni che non possono sapere che contro di lui, quand'era un attaccante di belle speranze, Luciano Moggi s'inventò risse al Sestriere e le diede in pasto alla stampa: il giovanotto non intendeva dare la sua procura al figlio Alessandro e andava punito. I bimbi della nuova Juve non possono sapere che il loro allenatore, in un box del calciomercato allestito a Milano, rifiutò il trasferimento al Prato e prese in faccia l'ultima minaccia del "direttore": "Giocherai solo nel giardino di casa tua". Anche da lì, da quelle prime opposizioni, è nata la cacciata di Big Luciano dal calcio italiano, la frantumazione della Gea. Grabbi, sì, accese il falò, poi lo attizzarono Fresi e Miccoli.
Ora, chiusa un'era, Corrado Grabbi ha portato alla Juve la sua esperienza e pure il figlio, Edoardo, primogenito. Il piccolo ha nove anni e gli piace giocare in attacco. Il suo allenatore è Riccardo Scirea, figlio di Gaetano.
Grabbi padre e figlio, molto più di Moggi e delle sue stagioni da censura, sono un pezzo della Juventus, della sua storia. Il centravanti è nato e cresciuto attorno al vecchio stadio Comunale, quartiere Santa Rita, erede di una famiglia di calciatori bianconeri. Nonno Giuseppe vinse uno scudetto con la Juve nel '26, il secondo dell'albo, e fu convocato con la nazionale italiana contro l'Austria. Papà Luigi arrivò a giocare nella Primavera bianconera, poi si fermò. Il nonno, negli anni Venti che non garantivano a un calciatore sopravvivenza, fondò l'impresa edile di famiglia, papà Luigi la portò avanti nel dopoguerra. Poi Corrado, prima calciatore, forte, fragile, ribelle. Ora allenatore. E ancora il piccolo Edoardo. Quattro generazioni di Grabbi, per una Juventus migliore.
(Fonte: la Repubblica, 18 settembre 2009)